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IVAN GIOVANNUCCI

virgolette«Si dice spesso che i bambini ci guardano. Invece, sarebbe meglio dire che i bambini ci riguardano».

Questo è l’incipit del discorso di Grazia Nidasio all’inaugurazione della mostra: “Mi chiamo Stefi e tu?” il 5 febbraio 2010 a Palazzo Litta a Milano. Lei, che non si mostrava in pubblico, aveva accettato di intervenire, solo perché la mostra della Stefi sulla multicultura, in cinque lingue, (arabo, cinese, inglese, italiano e spagnolo) era dedicata ai bambini. In questi giorni, giustamente, le dimostrazioni di affetto nei suoi confronti sono tantissime, sicuramente da lassù lei, sempre così schiva, ci starà dicendo: «Che macachi!». La sua tipica espressione (molto meneghina) per deviare l’attenzione su di lei.

Ma questa volta voglio disubbidire. Per la Nidasio eravamo tutti suoi figli, e questo ogni tanto fanno i figli: disubbidiscono.

Per ricordare Grazia Nidasio sarebbe bello intitolare con il suo nome una scuola, un asilo, una biblioteca scolastica, una biblioteca pubblica. A lei, che tanto ha fatto per i bambini.
Rivolgo a tutti voi questo appello con l’invito di farlo proprio.

P.S. Come la Stefi, ogni volta che mi lavo i denti, grido: «Morite microbi delle carie!». Infatti, ho quasi sessant’anni e non ho carie. Perché leggevo sul Corriere dei Piccoli le avventure della Stefi e della famiglia Morandini. Ma soprattutto perché c’era la Nidasio.

Sarebbe bello che fra sessant’anni qualcun altro potrà pensare le stesse cose ogni volta che si infilerà uno spazzolino in bocca.

Ivan Giovannucci – Direttore dell’agenzia letteraria Caminito, ha collaborato a lungo con Grazia Nidasio